Nei momenti di vacanza mentale (pochi, per la verità) la fantasia galoppa, ma lo fa nella direzione che la mente le ha voluto imprimere: rivisitare cioè luoghi straordinariamente belli, nei quali davvero l’ingombro del corpo è rimasto come alleggerito dalla magia dei momenti vissuti, riassumibili questi in un vocabolo dalle molteplici declinazioni: “sensazione”.
Però, prima di cercare di spiegare cosa ho pensato e provato in tali circostanze, devo confessare che la parola “sensazione” mi catapulta all’istante al Lido di Milano di troppi anni fa, in compagnia di amici e amiche.
Il personaggio emergente del ricordo è il robusto amico Carlone che nuota (meglio) scivola sulla schiena e si avvicina all’isoletta centrale del Lido dove Ida, la fidanzata del momento, sta aggrappata braccia indietro alla scaletta, non osando avventurarsi nella zona circostante del “tocco non tocco”; imperdibile opportunità per lui, questa, di planare dolcemente col testone sul suo seno, indugiandovi a lungo e ripetendo come in estasi: sensasion…sensasion… suppongo alla francese.
Sensazione, al singolare e al plurale, è parola pressoché identica nelle lingue europee più importanti; cinque lingue per esprimere un identico concetto: sensazione di benessere o disagio, di amicizia o freddezza, di sicurezza o pericolo e così via.
Io mi limito ora ad accennare brevemente ad alcune mie sensazioni marine; più avanti, non è escluso che possa includere nella lista altri tipi di rivisitazioni, meritevoli di rivivere grazie al dono del ricordo e agli efficienti archivi mentali.
Ci sono zone della terra sulle cui coste i mari del mondo sbattono con ferocia tutto l’anno, con maggiore o minore forza disgregatrice; altre zone vengono al contrario quasi accarezzate dalle onde per gran parte delle varie stagioni.
Se mi riferisco quindi a un mare aggressivo parlando dell’isoletta di Aruba – cuore ispanico-olandese a ridosso del Venezuela – può non sembrare il più azzeccato dei paragoni, anche perché l’isola è, grosso modo, uniformemente piatta.
Ma la costa di nord-est, quella che risente maggiormente delle influenze atlantiche, è soggetta ai capricci del mare con maggiore frequenza. Specie nella piccola ma tormentata baia di Andicuri, tra la regione centrale di Santa Cruz e quella meridionale di Fontein, le manifestazioni marine possono apparire decisamente aggressive.
Il bordo costa è frastagliato, le rocce sono aguzze; vi sono rientranze e sporgenze, archi di pietra sopra il mare e piccole piscine interne fra le rocce.
Quando il mare fa la voce grossa, le onde non hanno più controllo una volta che toccano terra: s’insinuano dappertutto creando vortici e alti spruzzi, generano cascatelle d’acqua che tutto avvolgono e sommergono. Le onde incontrano altre onde in maniera scomposta ed è un ribollire di acque che consigliano prudenza e giusta distanza.
Le piccole baie di quest’isoletta frastagliata delle Isole Vergini Britanniche, vero paradiso con i suoi resort per un consolidato turismo d’élite, consentono stupendi bagni di mare. Sono piccole rientranze protette dalle colline ma il vento arriva sempre a increspare la superficie del mare specie nelle ore del tramonto.
Non è quindi una sorpresa fare il bagno in compagnia degli ospiti in vacanza e di numerosi pellicani. Questi grossi e sgraziati uccelli, dal lungo becco la cui parte inferiore è simile a un capiente mestolone, volteggiano bassi nel cielo e si infilano in picchiata tra le onde, facendo scorpacciate di pesci e pesciolini che praticano le acque prossime alla riva.
Lo spettacolo del momento – che richiede un po’ di vigile attenzione – è comunque superiore al piacere del bagno; le evoluzioni aeree dei pellicani bruni, tipici dei Caraibi, si concludono sempre con tuffi da brivido finalizzati alla ricerca del cibo. Meglio rimanere fermi nell’acqua e godersi lo spettacolo.
Anche le spiagge da sogno sono infinite (per fortuna) in tutti i mari del mondo o quasi. Se c’è ad ogni modo una spiaggia che merita di rimanere viva nella memoria, ovviamente per quanto mi riguarda, questa è la spiaggia chiamata Cow Wreck Beach Bay (spiaggia della baia del naufragio delle mucche) dell’isola atlantica-caraibica di Anegada.
Qui ho assaporato il piacere indescrivibile di passeggiare (solo) su una spiaggia infinita dalla sabbia bianca, cercando di non interrompere troppo il magico incontro – un po’ umido, un po’ asciutto – della rena col mare.
Qui ho camminato per chilometri godendo dei colori del mare: dalle trasparenze dei bassi fondali sino al blu cupo e inquietante dell’oceano oltre il reef. Per non parlare della sensazione di benessere profondo e di assoluto abbandono una volta immerso nell’acqua cilestrina percorsa da minutissimi pesci colorati, lo sguardo preso dalla rifrazione di milioni di piccole scaglie di sole che guizzano sotto la superficie liquida.
Su tutto, il tepore di un sole stemperato da un venticello discreto e il percettibile solletico di sale e iodio nelle narici. Qualcosa, alla fine, di talmente inusuale da far pensare al nirvana, che in sanscrito significa estinzione, cessazione del soffio di vita. Una morte dolcissima.
Sono molti mari che “fuggono”, grazie al gioco ricorrente delle maree. Quello che mi è sembrato più sfuggente di altri è il mare di Mauritius, in un ben preciso punto della costa orientale, contornata da numerosissime piccole isole, tutte ricoperte da folta vegetazione.
La spiaggia fantastica, per certi versi unica, è compresa tra l’isoletta di Mangerie e quella più grande detta dei Cervi. In mezzo, spiagge che si allargano e restringono, lingue di sabbia che affiorano e spariscono secondo il gioco delle correnti e delle maree.
Il canale che separa le due isole in certe ore della giornata lo si può attraversare camminando, facendo bagni deliziosi e prestando sempre e comunque attenzione ai “cambiamenti” fisici cui il luogo, per natura, è destinato.
Una spiaggia da godere appieno, prima che si riduca, prima che lingue d’acqua la sommergano.
Un mare bloccato non può essere nient’altro che un mare bloccato dai ghiacci! Si, magari anche da una frana improvvisa, da una catastrofe naturale. Ma di solito sono le basse temperature invernali quelle che fanno in modo che ampie porzioni di mare dai fondali bassi gelino, con disagio per la navigazione, per i traffici marini in genere.
Oggi si parla tanto di riscaldamento globale e si ipotizza che le gelate d’una volta siano sempre più rare. Ma se si ha occasione di vederle è sicuramente uno spettacolo affascinante che la natura offre. A me è capitato di vedere il Mar Baltico gelato, con le isolette rocciose lungo la costa raggiungibili dalla terraferma semplicemente camminandovi sopra.
Più bello ancora il mare di febbraio della costa est degli Stati Uniti. Gli infiniti piccoli porti della città e dei numerosi centri lungo la costa, con le barche bianche di neve e bloccate da una coltre di ghiaccio imponente; con le pompe per l’erogazione d’acqua per i natanti utilizzate per cercare di sciogliere la dura crosta di gelo e raggiungere così acque più profonde, libere dai ghiacci.
Freddi intensi, visioni di vita sospesa, rallentata.
Libertas Dicendi n°365 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.
La guida completa per organizzare un viaggio in Slovenia
Antartide, Islanda, Bhutan, Cappadocia, Lago di Costanza.
2011: Adutei miglior articolo web 2013: Adutei Miglior articolo web 2013: Visit USA Premio Stampa 2017: US Travel Honorable Mention 2017: Showcase USA Premio Stampa 2022: Showcase USA Premio Arte e Cultura Massimo Loquenzi
Iscriviti alla newsletter per poter ricevere tutti i mesi gratuitamente la nostra rivista Latitudes direttamente nella tua email.
Latitudes Travel Magazine Via Carlo Pisacane 26 20129 Milano Italy Tel. +39 36511073
Latitudes è una testata giornalistica registrata al tribunale di milano n° 606 del 04/10/2007 ed è la prima rivista on line da sfogliare sul tuo computer, tablet o smartphone. Il portale Latitudeslife è arricchito quotidianamente con foto e notizie di viaggio e lifestyle firmati da un team di collaboratori di consolidata esperienza