di Giada Giancaspro · Pubblicato 10 Aprile 2022 · Aggiornato 15 Aprile 2022
L’autrice argentina transgender Camila Sosa Villada ha esordito lo scorso ottobre con il suo primo romanzo autobiografico, Le cattive, pubblicato da Edizioni Sur per la traduzione a cura di Giulia Zavagna.
Pubblicato per la prima volta a marzo 2019 in Argentina con il titolo Las malas, è in corso di traduzione in molti altri paesi e le ha valso il premio Sor Juana de la Cruz nel 2020.
Non risulta immediatamente chiaro al lettore che a parlare in prima persona sia proprio Sosa Villada. Al centro del racconto l’autrice pone, infatti, un gruppo di trans che al Parco Sarmiento di Córdoba cerca il modo di vivere e sopravvivere. Le cattive è la voce di tutte loro.
Ogni notte il Parco Sarmiento è animato dalla vitalità e dai colori delle persone transgender, è il luogo in cui il gruppo protegge l’un l’altra dalle violenze dei clienti e della polizia, è il luogo dove possono procurarsi il denaro per vivere e in cui essere libere di essere sé stesse.
I toni spesso strazianti del romanzo fanno entrare in contatto con il dolore che l’autrice ha dovuto sopportare quando vedeva il suo corpo diventare ciò che non voleva e con la paura di doverlo nascondere a un padre violento e alcolizzato e a una madre che non era capace di difenderla.
Perché il corpo maschile di Cristian in cui cresceva Sosa Villada non era il suo e sentirsi estranei al proprio corpo era un dolore insopportabile.
Non ci sono mai stati poliziotti né clienti né crudeltà che mi facessero paura quanto mio padre. A onor del vero, credo che anche lui provasse una paura spaventosa nei miei confronti. È possibile che il pianto delle trans abbia origine proprio da questo: il terrore reciproco fra il padre e la giovane trans. La ferita si apre al mondo e le trans piangono.
Quando Camila Sosa Villada arriva a Córdoba ed incontra il gruppo di trans che vive alla pensione rosa della Zia Encarna, le sembra di aver trovato la sua vera famiglia.
È giovanissima quando si avvia alla prostituzione (unica strada possibile per una trans secondo suo padre) e alla pensione riesce a trovare il suo posto sicuro dove, nonostante tutto, sentirsi a casa e protetta.
Tutto cambia una notte, quando nel fosso del Parco Sarmiento, Zia Encarna trova un neonato e decide di tenerlo, di diventare sua madre.
Tra la paura e la gioia di questo nuovo arrivo, alla pensione tutte si prendono cura del bambino, dono del destino, per far provare la maternità e l’amore a chi non lo aveva mai provato.
Ma il mondo fuori dalla pensione sarà pieno di difficoltà e pericoli, ombre che oscurano le luci che Lo splendore negli occhi (questo è il nome che verrà dato al loro piccolo miracolo) porterà nella vita di Zia Encarna e in quella di tutte loro.
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Le cattive racconta la doppia vita e il doppio mondo in cui sono costrette a vivere queste anime che di giorno si nascondono per non dover far vedere, forse neanche a loro stesse, i tratti maschili e di notte indossando le loro parrucche, il loro seno in silicone e olio di motore, i loro tacchi alti e diventano ciò che erano destinate a essere.
Ma se è vero che la luce trionfa sempre, per le trans del Parco Sarmiento la luce dei lampioni installati dalla polizia e voluti da un quartiere sempre più ostile alla loro presenza sarà l’inizio, invece, della loro fine.
È così che le trans iniziano a morire: ammazzate, suicide, a causa dell’Aids o della polmonite, o consumate e avvelenate da quell’olio di motore ormai finito ovunque nel loro corpo.
Ed è in questo clima ostile che il bambino cresce, va a scuola, maturo abbastanza da sopportare le offese che riceveva per avere una madre come Encarna.
Tutta la gioia che emanava la pensione rosa era ormai cancellata dagli insulti che tappezzavano i muri della casa e dalla vegetazione del giardino incolta che copriva e nascondeva la bellezza che era stata, quel cuore pulsante che era stata la casa ormai si stava spegnendo.
Il paradiso delle trans deve essere bello come gli sconvolgenti paesaggi del ricordo, un luogo dove passare l’eternità senza annoiarsi mai. Le lupe trans che muoiono d’inverno vengono accolte in pompa magna e con particolare allegria, e in quel mondo parallelo ricevono tutta la bontà che questo mondo non gli ha concesso.
Tutto, nella scrittura di Camila Sosa Villada, con tratti anche quasi fiabeschi, riesce a trasmettere la paura e l’amore, il dolore per le violenze fisiche e psicologiche, la disperazione e la malinconia ma anche la speranza e la voglia di vivere la vita con forza e desiderio di chi deve guadagnarsi la sopravvivenza un giorno alla volta.
Le cattive Edizioni Sur, 2021 pp. 223, € 16,50
Tag: Camila Sosa Villadaedizioni surlgbtiq+librirecensionitraduzionitransgender
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