Depurare le acque reflue per irrigare e fertilizzare i campi: l’esperimento di Hera a Cesena - CorrierediBologna.it

2022-07-23 02:57:43 By : Ms. Rightint Rightint

Una risorsa nascosta, ben più che un solo scarto: le acque reflue depurate possono davvero diventare un’importante fonte di irrigazione e di fertilizzazione dei campi agricoli, con una copertura che potrebbe arrivare al 70% del fabbisogno idrico irriguo dell’intera Emilia-Romagna e portare a un sensibile calo nell’uso e nei costi dei concimi.

L’esperimento Sono questi i dati stimati dal sistema di riuso delle acque reflue, in seguito a depurazione, installato e sperimentato all’impianto Hera di Cesena : si tratta di un prototipo messo a punto in seno al progetto Value Ce-In (sigla di VALorizzazione di acque reflUE e fanghi in ottica di economia CircolarE e simbiosi INdustriale) coordinato da Enea (attraverso il laboratorio Lea, parte della rete ad alta tecnologia della Regione Emilia-Romagna) e con la partecipazione del Centro interdipartimentale di ricerca industriale fonti rinnovabili, ambiente, mare ed energia dell’Università di Bologna. Composto da una centralina “intelligente”, a sua volta collegata a una serie di dispositivi per l’irrigazione e la fertilizzazione di 66 piante di pesco e di 54 piante di pomodoro, il sistema si è dunque dimostrato un modello di economia circolare e di simbiosi industriale importante in un contesto di carenza idrica come quello attuale, potenzialmente replicabile.

Sono questi i dati stimati dal sistema di riuso delle acque reflue, in seguito a depurazione, installato e sperimentato all’impianto Hera di Cesena

Le acque reflue depurate, inoltre, hanno il vantaggio di contenere alcuni macronutrienti quali azoto, fosforo e potassio che, nelle giuste concentrazioni e quantità, sono determinanti nella crescita delle colture : oltre a soddisfare un 70% di fabbisogno irriguo regionale, la sperimentazione condotta a Cesena ha portato a quantificare un risparmio del 32% di azoto e dell’8% di fosforo per i soli peschi. Come si può leggere nella nota diffusa dai soggetti protagonisti del progetto Value Ce-In, «le percentuali riportate sono significative, considerando che tali elementi nutrienti si trovano in concentrazioni limitate nei reflui depurati, in conformità con i limiti di scarico nell’area in cui ricade il depuratore di Cesena, classificata come sensibile. Questi valori potrebbero essere ancora più elevati in altre casistiche con limiti allo scarico meno rigorosi dell’area cesenate, come confermano i dati di risparmio del 98% misurati sul potassio, sostanza per la quale non vige alcun limite».

Il “cervellone” di questo sistema smart è appunto la centralina prototipale, la quale è in grado di analizzare le caratteristiche e le qualità delle colture, le rispettive esigenze idriche e nutrizionali ; per poi gestire e ottimizzare il riuso delle acque trattate in funzione di tali parametri con l’attivazione di pompe, elettrovalvole e dispositivi d’irrigazione e di fertilizzazione. «La depurazione delle acque reflue, che già di per sé rappresenta un’azione di recupero e di salvaguardia ambientale, viene ulteriormente valorizzata attraverso il loro riuso – ha spiegato Susanna Zucchelli, direttrice Acqua di Hera –, con le caratteristiche proprie di queste acque, canalizzandole direttamente nel campo sperimentale allestito presso l’impianto di via Calcinaro. La prospettiva è di generare in futuro un positivo impatto ambientale, sociale ed economico per il territorio cesenate».

Tuttavia il sistema Value Ce-In è anche in grado di valutare alcuni segnali provenienti dal campo irriguo sperimentale: è qui che, grazie alla progettazione e all’intervento dell’Alma Mater (in collaborazione con il partner Irritec) sono stati posizionati appositi sensori di temperatura, conducibilità e umidità del suolo. Questo sistema, così come anche altri impianti di microirrigazione innovativi sperimentati contestualmente dall’ateneo bolognese, vanno a inserirsi in un più ampio impegno volto ad approfondire il tema del riuso delle acque reflue urbane depurate : «L’attività sperimentale ha consentito di progettare, implementare e testare un sistema di irrigazione e fertirrigazione di precisione in grado di sfruttare appieno le potenzialità del riuso a scopo irriguo delle acque reflue depurate – ha sottolineato il professore di Idraulica agraria dell’Unibo, Attilio Toscano –, valutando al contempo gli effetti e la sicurezza dell’utilizzo di risorse idriche non convenzionali su colture destinate al consumo umano». I dati raccolti, per esempio, hanno certificato l’assenza di contaminazioni da Eschirichia coli, tanto a livello di germogli quanto di frutti.

«I risultati ottenuti evidenziano l’applicabilità della filiera tecnologica, sviluppata in forma prototipale nell’ambito del progetto Value Ce-In, a tutti gli impianti di depurazione per garantire una fonte idrica non convenzionale che sia sicura, economicamente conveniente e in grado di fornire elementi nutrienti alle colture , in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023 – ha concluso il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del laboratorio Enea di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui –. Tutto ciò con l’obiettivo di promuovere l’implementazione di best practices a beneficio degli stakeholder di filiera, dai gestori d’impianto ai consorzi di bonifica fino al settore dell’automazione, controllo e misurazione». Con un budget totale di oltre un milione di euro, di cui quasi 800 mila finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e cofinanziato dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, questo mix di agricoltura di precisione, tecnologia e scienza può davvero essere una mano tesa nei confronti dell’ambiente; un modo concreto per risparmiare acqua.

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