La circolazione extracorporea (CEC) è fondamentale per mantenere la perfusione degli organi quando il paziente è sottoposto ad un intervento cardiochirurgico a cuore fermo. Prima di iniziare la procedura il paziente dovrà essere sottoposto a terapia infusionale con eparina per via sistemica.
Il circuito della circolazione extracorporea è formato da una pompa che permette lo spostamento del sangue, un ossigenatore (che fornisce ossigeno) ed uno scambiatore di calore per variare la temperatura corporea. La CEC viene condotta da un tecnico specializzato: il perfusionista.
L’intervento può essere condotto in ipotermia moderata arrivando a circa 30° durante il tempo di clampaggio aortico, che è la parte più importante dell’intervento ed alla fine del clampaggio si provvede a raggiungere la temperatura corporea di 37°. La circolazione extracorporea centrale , si ottiene posizionando una cannula arteriosa, che trasporta il sangue ricco di ossigeno dalla macchina cuore polmoni, in aorta ascendente ed una cannula venosa, che drena il sangue venoso dall’atrio destro e che verrà poi caricato di ossigeno dal sistema; in caso di apertura delle sezioni destre del cuore e nel trapianto cardiaco devono essere sistemate due cannule venose, un in vena cava superiore e l’altra in quella inferiore. La circolazione extracorporea può essere effettuata anche incannulando i vasi periferici. La più comune è quella caratterizzata dall’incannulamento dei vasi dell’inguine (arteria e vena femorale). Si può incidere a livello cutaneo l’inguine, isolando l’arteria e la vena femorale oppure secondo la tecnica di Seldinger (accesso vascolare tramite puntura diretta).
Durante l’arresto cardiocircolatorio si deve proteggere l’encefalo, per escludere danni cerebrali irreversibili. Per tale motivo s’incannula l’arteria ascellare che permette il flusso cerebrale e s’incannulano i vasi che nascono dall’arco aortico che irrorano il cervello; l’ipotermia che può essere intensa raggiungendo 15-18°. La protezione miocardica si ottiene tramite la cardioplegia ed aspirazione e scarico del ventricolo sinistro.
La cardioplegia è una soluzione che viene impiegata per arrestare e proteggere il cuore. Ne esistono tantissime, ma è fondamentale la presenza di potassio per ottenere la paralisi del cuore. Il metodo d’infusione della soluzione cardioplegica può essere anterogrado oppure retrogrado. Nel primo caso la cannula d’infusione viene posizionata nell’aorta ascendente (sotto il clampaggio dell’aorta); nel secondo caso, in via retrograda l’infusione della cardioplegia viene immessa dal seno coronarico, vaso venoso che sbocca in atrio destro e che raccoglie il sangue venoso cardiaco.
Quando il cuore viene paralizzato, mediante l’infusione di cardioplegia, le camere cardiache devono essere svuotate per i seguenti motivi: mantenimento di un campo esangue, riduzione della pressione sulle pareti cardiache che non si contraggono durante la fase di clampaggio aortico.
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